Le straordinarie doti olfattive dei cani sono universalmente note. Tramite il proprio olfatto, un cane è in grado di ottenere informazioni essenziali per orientarsi nell’ambiente circostante, per interpretare la realtà esterna.
Del resto, i nostri amici a quattro zampe possono contare su qualcosa come 300 milioni di recettori olfattivi, al confronto dei quali, i 6 milioni posseduti dagli esseri umani sembrano davvero poca cosa.
I ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano hanno provato ad avvalersi delle prodigiose capacità olfattive dei cani a scopi “diagnostici”.
Nella fattispecie, il Dipartimento di veterinaria della Statale di Milano ha addestrato un gruppo di otto cani alla stessa stregua di quelli che vengono utilizzati dalle forze delle ordine per fiutare la droga. Con la differenza che, in questo caso, gli animali dovevano riconoscere la presenza di alcuni metaboliti, che rappresentano una spia del tumore ai polmoni, in alcuni campioni di urina.
I test condotti sulle abilità olfattive dei cani hanno rappresentato, per i ricercatori, lo spunto di partenza per la messa a punto di un particolare strumento che, esaminando il respiro di un soggetto, risulta in grado di identificare l’eventuale presenza di un tumore al polmone.
Questa sorta di “naso elettronico” – per certi versi simile agli apparecchi che vengono utilizzati per gli alcol test – è stato realizzato dagli esperti dell’IEO in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma ed è già stato sperimentato, dimostrando un grado di accuratezza davvero notevole.
Nel corso di uno studio finanziato dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, le cui conclusioni sono state pubblicate sulle pagine della rivista “Journal of Breath Research”, sono stati sottoposte a test 146 persone, 70 delle quali erano affetti da un tumore ai polmoni. Analizzando il respiro dei soggetti, il naso elettronico ha identificato la presenza di un tumore al polmone con un grado di accuratezza del 90%.
In che modo il naso elettronico riesce a identificare la presenza di questa forma di cancro? A spiegarlo, è il il dottor Roberto Gasparri, uno degli autori dello studio: “Nell’area alveolare che espiriamo, si trovano dei composti volatili organici, i “Voc”, che sono frutto del metabolismo fisiopatologico alterato dal tumore e ne costituiscono la firma molecolare”.
Secondo gli auspici dei ricercatori, il naso elettronico, che nelle sue versioni future sarà dotato di un maggior numero di sensori e, di conseguenza, di una precisione superiore, dovrebbe consentire di effettuare uno screening iniziale sulle persone considerate più a rischio di tumore ai polmoni, come i fumatori di età superiore ai 50 anni. In questo modo, sarebbe possibile sottoporre a ulteriori e più approfondite indagini i soggetti le cui analisi rivelassero delle anomalie.
Si tratterebbe di un passo avanti di importanza enorme nella lotta contro il cancro al polmone, patologia che occupa il primo posto nella lista dei tumori che si rivelano mortali per i pazienti che ne vengono colpiti. Infatti, se questa malattia viene diagnosticata all’esordio, il tasso di sopravvivenza a 5 anni è del 54%. Purtroppo, però, solo nel 15% dei casi il tumore ai polmoni la diagnosi risulta precoce.
Se, come si augurano i ricercatori, si riuscisse a identificare lo sviluppo del tumore proprio in fase iniziale, le possibilità di guarigione potrebbero raggiungere addirittura l’80%.
di Giuseppe Iorio