Nel trattamento di ogni patologia, oltre all’assunzione dei farmaci prescritti, c’è un altro elemento essenziale che dev’essere gestito con grande attenzione, ossia la dieta.
A questa regola non fa eccezione il diabete. Anzi, come specifica il professor Giorgio Sesti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), che ha organizzato il 26° Congresso Nazionale annuale nella città di Rimini, tra il 4 e il 7 Maggio, “la dieta costituisce un vero e proprio strumento terapeutico che affianca la terapia farmacologica durante tutto il decorso della malattia diabetica”.
Difatti, seguendo una dieta adatta, il paziente può evitare di accumulare chili extra e provare ad avvicinarsi al peso forma, ma anche migliorare il controllo glicemico e ridurre i fattori di rischio cardiovascolare, come valori di pressione elevati ed eccesso di grassi nel sangue.
Peraltro, gli esperti del SID tengono a sottolineare che seguire una dieta appropriata non vuol dire, necessariamente, rinunciare a godere di pasti gustosi e soddisfacenti, ma mettere in atto alcune strategie utili a tenere sotto controllo il picco glicemico dopo i pasti, a ridurre l’infiammazione e a mantenere le arterie libere da ostruzioni.
L’importanza della Dieta Mediterranea
Un ottimo esempio in tal senso è costituito dall’adottare la dieta mediterranea che, come mettono in evidenza gli esperti del SID,” non a caso è stata inserita dall’Unesco tra i Patrimoni culturali immateriali dell’umanità”.
Una ricerca portata a termine dagli studiosi della Seconda Università degli studi di Napoli ha analizzato dati relativi a ben 215 pazienti affetti da diabete di tipo 2, osservando come la dieta mediterranea assicurasse a chi la seguiva in modo più scrupoloso una maggiore capacità rigenerativa delle arterie. Inoltre, chi seguiva questo regime alimentare, godeva di una riduzione del 37% della proteina C reattiva, indice di processi infiammatori presenti nell’organismo, e di un aumento del 43% dell’adiponectina, molecola che abbassa i livelli del colesterolo totale e dei trigliceridi, i valori della glicemia e quelli della pressione, e che quindi risulta assolutamente benefica per la salute cardiovascolare.
Gli esperti del Sid raccomandano, in particolare un buon apporto di pesce azzurro, alimento che, grazie al suo ottimo contenuto di acidi grassi Omega 3, consente di migliorare la funzione dell’endotelio dopo i pasti e di favorire la produzione di ossido nitrico (NO), sostanza che espande i vasi sanguigni e diminuisce la formazione di placche nelle arterie, abbassando in tal modo il rischio di andare incontro ad aterosclerosi.
Proteine e lipidi come antipasto e inversione dell’ordine delle portate
Ma, durante il congresso, sono stati presentati anche altri studi ccapaci di fornire preziosi suggerimenti alle persone affette da diabete, con piccoli accorgimenti da mettere in pratica quotidianamente a tavola. In particolare, sembrano degni di nota due studi realizzati dal Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa.
Il primo ha coinvolto 8 pazienti con diabete di tipo 2, ai quali sono stati serviti, come antipasto, un uovo sodo, dell’acqua e un pezzetto di parmigiano da 50 grammi, prima di passare poi a un pasto a base di carboidrati. I test effettuati su questi pazienti hanno dimostrato come un antipasto ricco di proteine e grassi, come quello loro servito, si rivelasse utile a tenere maggiormente sotto controllo la glicemia post prandiale, attivando alcuni meccanismi fisiologici, tra i quali il rallentamento dello svuotamento gastrico.
Il secondo studio ha testato invece 17 soggetti, sempre affetti da diabete di tipo 2. In questo caso, ai pazienti sono state servite le portate nell’ordine inverso rispetto a quello canonico, per un periodo di otto settimane. I pazienti hanno cioè consumato prima un secondo piatto, e poi un primo piatto.
Ingerendo dapprima una portata a base di lipidi e proteine e poi un piatto a base di carboidrati, si migliora la risposta glicemica a un successivo un carico orale di glucosio, si rallenta l’assorbimento dello zucchero da parte dell’intestino e si rinforza l’attività delle cellule beta, che producono insulina.
di Giuseppe Iorio