Un gene influenza l’apprendimento delle lingue

Se avete difficoltà nell’apprendere l’inglese, o qualsiasi altra lingua straniera, non fatevene un cruccio. Potrebbe essere una questione genetica. Il nostro DNA, infatti, sembra in grado di influire sull’assimilazione delle regole grammaticali della lingua studiata.
A sostenerlo è un gruppo di ricercatori della University of Washington che, sotto la supervisione della dottoressa Ping Mamiya, ha realizzato uno studio sul rapporto tra genetica e strutture neurali implicate nell’apprendimento e nell’uso di una lingua diversa da quella parlata abitualmente, allo scopo di comprendere quali siano le ragioni dei diversi gradi di assimilazione di una lingua tra una persona e l’altra.


Test eseguiti su un gruppo di studenti cinesi

La ricerca in questione, pubblicata da poco sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), ha coinvolto un gruppo di 79 studenti cinesi appena giunti negli Stati Uniti per iscriversi al college.
Gli studenti hanno dapprima sostenuto un esame di inglese, superato da tutti. Successivamente, 44 di loro hanno deciso di frequentare un corso di inglese della durata di tre settimane. Si trattava di lezioni in modalità “full-immersion”, tenute proprio per venire incontro alle esigenze degli studenti che giungono da vari Paesi del mondo e che hanno bisogno di migliorare la propria padronanza della lingua.

Nell’arco delle tre settimane di durata del corso, i ricercatori hanno monitorato l’attività cerebrale dei soggetti tramite Imaging a Risonanza Magnetica (IMR o, dall’inglese, MRI), eseguendo delle comparazioni tra il gruppo di studenti che aveva seguito le lezioni di lingua inglese e il gruppo che non si era iscritto alle stesse.
Analizzando le scansioni cerebrali, gli autori dello studio hanno notato delle differenze tra i due gruppi di studenti. Infatti, nel cervello dei soggetti che stavano seguendo il corso si poteva osservare una modifica della materia bianca, un tessuto composto da assoni rivestiti di mielina (sostanza di colore biancastro) che connette tra loro le varie regioni del cervello.
In particolare, è stato rilevato un potenziamento delle connessioni neurali deputate all’apprendimento di una lingua straniera, che aumentavano di numero con il prosieguo del corso, per poi regredire una volta terminate le lezioni. Ovviamente, nulla del genere veniva registrato nel gruppo di controllo.


La chiave è nelle varianti del gene COMT

Secondo i ricercatori, a influenzare le modifiche della materia bianca cerebrale e, dunque, il rafforzamento delle connessioni neurali, sono le 3 varianti del gene COMT. In sostanza, si è notato che le modifiche a livello cerebrale avvenivano solo negli studenti dotati di 2 delle 3 varianti del gene in questione, mentre nei portatori della terza variante del gene le strutture cerebrali non subivano cambiamenti, nonostante le lezioni seguite.
In base alle stime degli studiosi, il possesso delle varianti ideali del gene COMT influenza il rendimento nell’assimilazione di una lingua straniera nella misura del 46%. Un peso tutt’altro che trascurabile.

“Poter documentare queste associazioni tra struttura del cervello e stimoli ambientali nei giovani adulti è entusiasmante”, afferma la dottoressa Mamiya. Che aggiunge: “La capacità umana di imparare a eseguire determinati compiti varia moltissimo, e noi vogliamo scoprire come mai. Comprendere in che modo l’ambiente, i geni e il cervello lavorano davvero potrebbe favorire la messa a punto di interventi capaci di migliorare l’apprendimento”.

di Giuseppe Iorio



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