Ricordi traumatici, possibile cancellarli intervenendo sui neuroni

La possibilità di manipolare la memoria, rendendo più vividi i ricordi legati a esperienze positive e cancellando invece quelli più traumatici, non è più un tema di esclusivo dominio della narrativa e del cinema di fantascienza. Il mondo scientifico, infatti, sta da tempo lavorando sui circuiti neuronali alla base della memoria. A titolo di esempio, possiamo citare una ricerca realizzata nel 2014 presso il MIT di Boston su modello animale, che consentì agli studiosi di invertire le emozioni connesse ai ricordi, in modo tale da rendere gradevoli dei ricordi negativi.
Più di recente, risultati assai degni di nota sono stati ottenuti dagli scienziati della Stony Brook University di New York, che hanno svolto indagini sui meccanismi che determinano il rafforzamento della memoria. Anche gli studiosi dell’ateneo newyorkese hanno realizzato degli esperimenti su modello animale, riuscendo a rimuovere le sensazioni di paura dal cervello di un gruppo di topi.


Gli autori dello studio in questione, pubblicato sulle pagine della rivista “Neuron” e coordinato dalla professoressa Lorna Role, docente del Dipartimento di Neurobiologia della Stony Brook University, hanno focalizzato la propria attenzione su un neurotrasmettitore chiamato “acetilcolina”, la cui quantità sembra condizionare la solidità dei ricordi. L’acetilcolina viene rilasciata dai neuroni colinergici nell’amigdala, la regione cerebrale dalla quale dipendono le emozioni connesse ai ricordi.

Come gli scienziati del Mit, anche la professoressa Role e i suoi colleghi hanno utilizzato l’optogenetica, una nuova tecnica che consente di controllare i neuroni tramite la luce, così da poter stimolare specifici gruppi di neuroni colinergici.
In una prima fase, gli autori degli esperimenti hanno incrementato la produzione di acetilcolina nell’amigdala durante la formazione di un ricordo traumatico nella mente dei roditori. Il risultato è stato quello di rafforzare il ricordo, il cui tempo di permanenza è risultato doppio rispetto a quello usuale.
Successivamente, gli scienziati hanno diminuito il rilascio del neurotrasmettitore nel corso della formazione del ricordo traumatico, osservando come quest’ultimo risultasse molto più confuso, fino a sparire del tutto.
“Questa seconda scoperta”, commenta la professoressa Role, “è stata particolarmente sorprendente, in quanto abbiamo creato dei topi privi di paura manipolando la produzione di acetilcolina nel cervello”.


Lo scopo degli studiosi americani è quello di aprire la strada a delle nuove terapie per curare le diverse forme di disagio psicologico provocate dai ricordi connessi a esperienze avverse, in particolare il disturbo post traumatico da stress.
“L’obiettivo a lungo termine della nostra ricerca” conclude la professoressa Role”, è quello di trovare dei metodi potenzialmente indipendenti rispetto alla somministrazione di farmaci per aumentare o diminuire la forza di ricordi specifici, rendendo più vividi quelli buoni e indebolendo quelli cattivi”.

di Giuseppe Iorio



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