L’adolescenza rappresenta una fase della vita in cui si è particolarmente sensibili alle influenze esterne, che vengono esercitate, in modo diverso, dalla famiglia, dagli insegnanti, dai coetanei, ma anche dai mass-media e da Internet. E, da quando i dispositivi digitali sono diventati strumenti di uso quotidiano anche per i teenager, l’utilizzo della Rete da parte dei più giovani costituisce una fonte di preoccupazione per genitori ed educatori.
Accendendo il computer o lo smartphone, l’adolescente entra in una dimensione diversa rispetto a quella che caratterizza le interazioni “de visu”; si sente libero di esprimersi tramite parole, immagini, video, e tende inevitabilmente a voler ricevere l’approvazione degli altri attraverso i feedback positivi, i celebri “like” che caratterizzano social network come Facebook e Instagram.
Un meccanismo, questo, non privo di rischi. Difatti, molti ragazzi possono sviluppare un rapporto insano con la Rete, restando in perenne attesa di gratificazioni, soffrendo nel caso queste ultime non giungano, o arrivino in modalità diverse rispetto a quelle attese.
Ma anche nel caso di i riscontri positivi c’è un rovescio della medaglia di cui tener conto: il ragazzo può iniziare a percepire l’interazione online come più semplice rispetto a quella reale, con il conseguente sviluppo di forme di dipendenza da internet e isolamento sociale, come il fenomeno degli Hikikomori si incarica di dimostrare in modo drammaticamente lampante.
Lo Studio
Un gruppo di ricercatori della UCLA (University of California, Los Angeles) ha voluto verificare concretamente cosa accade nel cervello degli adolescenti quando questi ultimi interagiscono sui social network e ricevono feedback positivi per ciò che pubblicano.
La dottoressa Lauren Sherman e alcuni suoi colleghi hanno così reclutato 32 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 18 anni per condurre dei test.
I giovani internauti hanno visionato una serie di foto caricate su un piccolo social network simile al noto Instagram. Ciascuna foto mostrava anche un determinato numero di “like” ricevuti.
Ai partecipanti veniva spiegato che i feedback positivi erano stati forniti dagli altri partecipanti all’esperimento ma, in realtà, erano i ricercatori a decidere il numero di approvazioni. Tra le foto mostrate a ciascun ragazzo, ne comparivano anche alcune che erano state pubblicato dallo stesso soggetto.
Nel corso del test, i neuroscienziati hanno monitorato l’attività cerebrale dei partecipanti tramite Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI).
Quando i ragazzi notavano che le proprie foto erano state particolarmente apprezzate, si assisteva all’attivazione di diverse aree cerebrali, tra le quali il Nucleus accumbens, che gioca un ruolo chiave nei meccanismi della ricompensa e del piacere.
L’approvazione dei coetanei influenza le proprie scelte
Gli studiosi hanno poi voluto valutare se il giudizio dei giovani partecipanti venisse influenzato da quello altrui. Anche in questo caso, i neuroscienziati hanno modificato il numero di feedback positivi ricevuti dalle varie foto, osservando come questo fattore condizionasse le scelte dei teenager.
Se la foto aveva molti like, i soggetti erano più inclini ad aggiungere anche il proprio consenso, cosa che accadeva meno di frequente se l’immagine non risultava gradita anche dagli altri.
Questo approccio “conformista” veniva rilevato anche in presenza di immagini etichettate come “a rischio” dagli studiosi, ossia foto che raffiguravano alcolici o sigarette.
Inoltre, proprio di fronte a quest’ultima tipologia di immagini, è stato osservato come vi fosse una ridotta attivazione delle zone del cervello responsabili del controllo cognitivo e della risposta inibitoria, che permettono di evitare i comportamenti più pericolosi.
Dunque, in presenza dell’approvazione dei propri coetanei, il campanello d’allarme nella mente di un teenager sembra suonare con minore intensità.
In definitiva, secondo gli esperti americani, questa ricerca, pubblicata sulla rivista “Psychological Science”, conferma quanto sia importante per i giovanissimi il consenso dei propri coetanei e quanto quest’ultimo influenzi la loro autostima.
“Nello studio”, commenta la dottoressa Sherman, “l’approvazione proveniva da un gruppo di coetanei sconosciuti al soggetto. Dovremmo attenderci un effetto ancora maggiore quando i feedback positivi arrivano da persone note e importanti per l’adolescente”.
di Giuseppe Iorio