Dagli Stati Uniti, arriva l’ennesima conferma dei benefici per la salute associati a una dieta ricca di acidi grassi insaturi, come quelli contenuti nei cibi tipici della dieta mediterranea.
Uno studio realizzato da un team di ricercatori della Harvard Chan School e del Brigham and Women’s Hospital di Boston ha indagato sulle abitudini alimentari di un vastissimo campione di soggetti, seguito per oltre 3 decenni, consolidando una convenzione difficile da smentire: i grassi saturi sono “cattivi”, in virtù del maggior rischio di andare incontro a varie patologie connesso al loro consumo, mentre i grassi insaturi sono “buoni”, perché aumentano la longevità.
Pubblicato sulla rivista “Jama Internal Medicine” e coordinato dal dottor Dong Wang , lo studio in questione ha potuto contare su una mole di dati assai corposa. Difatti, sono stati utilizzate le informazioni raccolte in due studi precedenti (“Nurses’ Health Study” e “Health Professionals Follow-Up Study”), svolti su un campione costituito da ben 126.233 cittadini americani, le cui abitudini alimentari e condizioni di salute sono state monitorate per 32 anni tramite dei questionari da compilare periodicamente.
Analizzando i dati a propria disposizione, i ricercatori hanno osservato la presenza di correlazioni tra consumo di un determinato tipo di grassi e determinati effetti sulla salute.
I grassi insaturi, contenuti in molti cibi di origine vegetale (ad esempio, olio di oliva, olio di semi di lino, noci, mandorle, sesamo) e nel pesce (come salmone, tonno, sgombro, sardine), sono stati associati a una riduzione della mortalità generale compresa tra l’11 e il 19%.
Quanto ai grassi idrogenati, o trans, presenti in molti prodotti confezionati (snack, merendine, biscotti, crackers, gelati) ma pure nei cibi da fast-food, lo studio conferma i danni alla salute connessi al loro consumo frequente. Difatti, si ritiene da tempo che questi famigerati grassi aumentino i livelli di colesterolo nel sangue e peggiorino il rischio cardiovascolare.
Gli studiosi americani sostengono che, per ogni aumento del consumo di grassi trans del 2%, il rischio di morte prematura salga del 16%.
Nemmeno i grassi saturi sono risultati particolarmente indicati per chi vuole vivere a lungo e godere di buona salute. Infatti, relativamente a questi grassi, contenuti in alimenti quali burro, olio di palma, lardo, pancetta, carne rossa, salumi, insaccati e formaggi grassi, un incremento del consumo del 5% faceva segnare un aumento del rischio di mortalità pari all’8%.
“Il nostro studio”, sintetizza il professor Frank Hu, docente presso la Harvard Medical School che ha collaborato alla ricerca, “dimostra l’importanza di eliminare i grassi trans dalla propria dieta e di sostituire i grassi saturi con grassi insaturi, compresi gli omega 3 e gli omega 6. In pratica, l’obiettivo può essere raggiunto privilegiando gli oli vegetali rispetto ai grassi di origine animale”.
di Giuseppe Iorio