Dagli Stati Uniti, giungono notizie promettenti per le persone affette da alopecia areata, una patologia autoimmune che determina la caduta dei capelli e per la quale, al momento, non esistono terapie specifiche.
Le speranze di poter mettere a punto nuovi ed efficaci farmaci per combattere questa malattia nascono da due diverse ricerche, realizzate rispettivamente presso la Stanford University e presso la Columbia University e pubblicate di recente sulle pagine della rivista “The Journal of Clinical Investigation”.
Nel corso di queste ricerche, sono state sperimentate con successo due molecole già usate nel trattamento di altre patologie. Le molecole in questione sono il tofacitinib e il ruxolitinib, appartengono entrambe alla classe degli inibitori JAK e, stando ai risultati dei due studi, sembrano in grado di interrompere la perdita di capelli e favorirne la ricrescita.
Le caratteristiche dell’Alopecia Areata
Di solito, l’alopecia areata si manifesta con la comparsa di chiazze circolari calve sul cuoio capelluto. In alcuni casi, oltre ai capelli, il soggetto può perdere anche le ciglia, le sopracciglia e tutti i peli del corpo.
Questa patologia ha origine da un’alterazione del sistema immunitario, che attacca i follicoli piliferi e ne compromette la funzionalità.
Lo studio della Stanford University
I ricercatori dell’università californiana di Stanford hanno reclutato un gruppo di 66 persone colpite da alopecia areata per poter testare gli effetti del tofacitinib, una sostanza utilizzata per il trattamento dell’artrite reumatoide.
Ai soggetti sono stati somministrati 5 milligrammi di tofacitinib 2 volte al giorno, per 3 mesi. Due pazienti su tre (il 64%) hanno risposto positivamente alla molecola. Tra i coloro che hanno ottenuto benefici dalla somministrazione della sostanza, nella metà dei casi è stata registrata una ricrescita dei capelli quantificabile tra il 5 e il 50%, mentre nell’altra metà si è rilevata addirittura una ricrescita superiore al 50%.
Lo studio della Columbia University
Gli esperti dell’ateneo newyorkese hanno invece svolto indagini sul ruxolitinib, sostanza usata per la cura della mielofibrosi, un tumore che colpisce il midollo osseo.
In questo caso, il campione di pazienti era più esiguo, 12 soggetti con alopecia areata di grado moderato o severo. Ai soggetti sono stati somministrati 20 milligrammi di ruxolitinib due volte al giorno, per 3-6 mesi.
In 9 dei 12 pazienti si è potuta osservare una ricrescita di capelli superiore al 50%. Ma, per 7 dei 9 pazienti che avevano risposto positivamente alla sostanza, la ricrescita è stata quasi totale, visto che queste 7 persone hanno recuperato addirittura il 95% dei capelli persi.
La ricrescita è stata registrata già a partire dalla quarta settimana di somministrazione del ruxolitinib.
Trattamento a lungo termine
I risultati delle due sperimentazioni sono decisamente incoraggianti. Tuttavia, prima di poter brindare alla scoperta di nuovi farmaci in grado di sconfiggere un disturbo le cui serie implicazioni psicologiche sono facilmente intuibili, sarà necessario effettuare ulteriori test.
In particolare, come spiegano i ricercatori, bisognerà stabilire con esattezza le dosi delle due sostanze che possono essere assunte limitando al minimo il rischio di effetti collaterali.
E proprio quello degli effetti indesiderati rappresenta l’aspetto più critico relativamente alla somministrazione delle due molecole. Difatti, entrambi gli studi hanno dimostrato che i benefici ottenuti vengono meno nel momento in cui la terapia viene interrotta, per cui, una volta che i farmaci saranno stati messi a punto, questi ultimi dovrebbero essere assunti a lungo termine.
di Giuseppe Iorio