Depressione, colpiti 4 milioni di italiani

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Oltre 400 milioni di persone nel mondo, di cui 33 in Europa e 4 in Italia, soffrono di depressione. Queste le stime presentate nel corso del convegno annuale della Società Italiana di Psichiatria (S.I.P.), svoltosi alcune settimane fa a Milano.
Ma i numeri sopra riportati, già preoccupanti, sono destinati a crescere progressivamente nei prossimi anni: l’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che la depressione possa diventare, entro il 2030, la patologia cronica più diffusa sul pianeta.
Emblematico della crescente diffusione della depressione è un dato che riguarda la città di Milano: l’8% dei residenti nella città lombarda ha avuto una prescrizione di antidepressivi.


Terapia, per molti è ancora un tabù

La depressione ha percentuali di ricaduta decisamente elevate. Si pensi che un soggetto colpito da due episodi depressivi corre un rischio di averne un terzo pari al 75%. E, quando gli episodi depressivi diventano tre, se ne presenta un quarto nel 90% dei casi.

In Europa, il 10% dei lavoratori è costretto ad assentarsi dalla propria attività lavorativa a causa della depressione. Inoltre, anche se una persona affetta da questo disturbo dell’umore decide di lavorare, deve fare i conti con problemi di memoria e concentrazione tali da compromettere in modo evidente le proprie prestazioni professionali.

Purtroppo, sono in tanti a scegliere di non fare ricorso alle cure di uno specialista. Secondo le stime della S.I.P., a rifiutare di sottoporsi alle cure adeguate sono ben due malati su tre.
I motivi alla base di questo atteggiamento sono rappresentati sia dalla scarsa capacità di riconoscere i sintomi della depressione e, dunque, di rendersi conto di essere affetti da questa patologia, sia dal timore di diventare dipendenti dalle terapie e di doverne affrontare gli effetti collaterali.

Riconoscere e affrontare la depressione

Gli esperti della S.I.P. sottolineano come la presenza di alcuni campanelli d’allarme dovrebbe indurci a sospettare che il cosiddetto “male oscuro” possa essere in agguato, nell’ombra, pronto a ghermirci.
Segnali in tal senso sono costituiti dai cali di attenzione e concentrazione, dalla tendenza a rimandare le decisioni, dalla scarsa capacità di mettere in atto strategie di problem solving sia in circostanze complesse che in occasioni meno impegnative. Oltre alle maggiori difficoltà sul piano cognitivo, a indicare il rischio di scivolare in uno stato depressivo è il venir meno dell’interesse verso la propria vita relazionale, sociale e professionale, l’assenza di piacere in qualsiasi attività compiuta.

Altro aspetto fondamentale è poi rappresentato dalla quantità e dalla qualità del sonno. “Un sonno breve e disturbato – affermano gli psichiatri – può rappresentare un importante fattore di rischio per la comparsa e il perdurare di problemi depressivi”.


Dopo aver consultato uno specialista e aver ricevuto le indicazioni terapeutiche adeguate al proprio caso, spiegano gli esperti, è essenziale seguire le terapie in modo costante e scrupoloso. Interrompere le cure in modo arbitrario rappresenta un grosso errore, dato che la depressione è una patologia che prevede il rischio di nuovi episodi e riacutizzazioni delle manifestazioni.

Infine, anche lo stile di vita riveste un ruolo chiave. In tal senso, è necessario seguire una dieta corretta, evitando quegli alimenti che contengono componenti eccitanti, praticare con regolarità dell’attività fisica (non meno di 40 minuti, almeno 3 volte a settimana) e cercare di non caricarsi di impegni sfiancanti su vari fronti.

di Giuseppe Iorio



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