Ci sono persone che non hanno bisogno delle 7-9 ore di sonno raccomandate dalla National Sleep Foundation per essere perfettamente lucide ed efficienti nel corso della giornata. Questi individui, che vengono definiti “short sleepers”, sono soliti andare a dormire tardi e ridestarsi presto, senza tuttavia accusare stanchezza o sonnolenza diurna.
A uno short sleeper basta dormire 4-5 ore a notte. Il suo organismo riesce a recuperare le energie in un intervallo di tempo più breve rispetto a quello necessario alla maggior parte delle persone.
Secondo alcuni studi, i soggetti che dormono poco senza accusare effetti collaterali presentano una specifica variazione genetica e, inoltre, sono accomunati da caratteristiche peculiari: inclini al buonumore, dotati di un metabolismo piuttosto rapido e, di conseguenza, di solito piuttosto magri, resistenti al dolore.
A far parte di questa categoria è, secondo alcune stime, solo il 3% della popolazione. Infatti, anche se le persone che dormono meno ore rispetto alla media sono numerose, nella maggior parte dei casi non siamo in presenza di uno short sleeper, bensì di un individuo insonne.
Una recente ricerca sulle persone che dormono poche ore a notte ha evidenziato, in molti di questi soggetti, la presenza di connessioni cerebrali più efficienti rispetto a quelle osservate negli individui che dormono per un maggior numero di ore.
Lo studio, realizzato presso l’Università dello Utah e pubblicato sulla rivista “Brain and Behavior”, si è avvalso della collaborazione di 1200 persone, suddivise in due gruppi: nel primo gruppo sono stati inseriti coloro che dormivano più 6 ore a notte, del secondo gruppo hanno invece fatto parte i soggetti che dormivano 6 o meno ore a notte.
Il secondo gruppo è stato poi ulteriormente suddiviso in due sottogruppi: persone che avvertivano stanchezza per il ridotto riposo notturno e persone che si sentivano in ottima forma.
Monitorando il cervello dei partecipanti tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI), gli studiosi americani hanno rilevato, in molte delle persone che dormivano poche ore a notte (in entrambi i sottogruppi), la presenza di un’attività cerebrale più intensa, dovuta a connessioni cerebrali più funzionali tra le regioni del cervello che processano le informazioni sensoriali e quelle associate alla memoria.
Proprio questa particolare configurazione cerebrale potrebbe spiegare la necessità degli short sleepers di un riposo notturno più breve.
L’analisi dell’attività cerebrale dei partecipanti ha anche messo in evidenza che alcuni soggetti sembrano compensare le ore di riposo mancanti con dei “microsonni” diurni, istanti durante i quali ci si addormenta, spesso senza averne consapevolezza.
Tale predisposizione, se confermata, comporterebbe dei rischi per l’incolumità dei soggetti e di eventuali terzi, basti pensare a cosa potrebbe accadere quando si è alla guida di una vettura, situazione in cui anche un brevissimo sonno potrebbe rivelarsi estremamente pericoloso.
di Giuseppe Iorio